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Un sermone radicale ed esecrabile non rappresenta la fede islamica

COMUNICATI

I Comunicati Stampa del Centro Studi LIREC

Un sermone radicale ed esecrabile non rappresenta la fede islamica

Raffaella Di Marzio

L’interesse dei media, in questi giorni, si è focalizzato sull’iniziativa esecrabile e pericolosa di un imam della moschea Green Lane di Birmingham che, durante un sermone della preghiera comunitaria del venerdì, ha deciso di spiegare nei dettagli il modo in cui una donna adultera deve essere lapidata.

Purtroppo il sermone è stato pubblicato su youtube, e poi eliminato, ma la segnalazione di un organo di stampa ha amplificato la notizia che è stata ripresa a livello planetario.

I media italiani hanno ovviamente ripreso la notizia suscitando nell’opinione pubblica ovvie e giustificate reazioni di indignazione, orrore e ostilità verso le parole di questo imam e verso tutte le forme di radicalismo similari che non solo non istruiscono i fedeli sui valori religiosi dell’Islam ispirati alla pace e al bene personale e sociale, ma si soffermano sugli aspetti più lontani dalla sensibilità e dalle reali necessità spirituali dei fedeli musulmani che sono nati e vivono in Occidente.

Il Centro Studi LIREC condanna le parole di questo imam e tutte le forme di radicalismo di qualsiasi matrice religiosa, e, allo stesso tempo, denuncia, ancora una volta, l’azione irresponsabile dei media nell’amplificare singoli episodi come questo, suscitando, al contempo, ostilità e odio che rischiano di colpire indiscriminatamente la religione islamica e tutti coloro che ne condividono la fede.

Tornando al caso di Birmingham, è importante  notare come tutti i lanci di stampa evidenzino il collegamento tra il sermone tenuto alla moschea di Green Lane e un finanziamento che le autorità inglesi avevano destinato alla moschea per la realizzazione di un centro culturale giovanile. Secondo le fonti giornalistiche questo finanziamento sarebbe ora a rischio. Le autorità hanno ovviamente tutto il diritto di controllare che gli aiuti economici siano utilizzati per finalità culturali in linea con le leggi dello Stato e i valori culturali e di inclusione per i quali sono erogati e devono anche verificare che gli imam responsabili della formazione dei giovani siano persone in grado di svolgere questo compito.

In questa situazione, tuttavia, esultare, o incoraggiare, le autorità a  ritirare il sostegno statale a una iniziativa culturale inclusiva, destinata a giovani musulmani, non è un modo etico di fare informazione, ma solo una sorta di “pubblica lapidazione” di una comunità che non è certamente responsabile di quanto detto da un imam durante un sermone.

L’ideologia mediatica islamofoba a cui stiamo assistendo in questi giorni, oltre a essere del tutto priva di etica, non si cura di fare informazione su ben altri sostegni economici che l’Unione Europea continua a erogare ad altri stati, nei quali vengono violati gravemente i diritti umani fondamentali.

Uno di questi casi è quello del Pakistan, che continua a ricevere aiuti economici e facilitazioni dall’UE, destinate ai paesi in via di sviluppo, ma condizionati al fatto che i governi beneficiari operino nel rispetto dei diritti umani. In Pakistan le ragazze indù e cristiane vengono rapite, violentate e costrette a sposarsi senza che il governo intervenga efficaciemente per metter fine a questa barbarie. L’informazione mediatica dovrebbe amplificare questo e molti altri casi, riempiendo il web con le notizie delle violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita, in Iran, per non parlare della Cina…

Con questi paesi l’Italia, l’Unione Europea, gli Stati Uniti continuano a intrattenere affari che vanno bel aldilà, per l’ammontare di denaro investito, del sostegno economico destinato alla moschea di Birmingham. Tuttavia, l’ideologia mediatica islamofoba ottiene molti più “mi piace” da uno scandalo di paese che da una denuncia seria e documentata sull’immobilismo e le omissioni dell’Occidente di fronte alle gravissime violazioni dei diritti umani che quotidianamente emergono dai rapporti delle Organizazioni umanitarie.

L’amplificazione mediatica del caso Birmingham è un altro esempio di cattiva informazione il cui esito inevitabile sarà l’aumento di ostilità e odio dei lettori verso l’Islam, i suoi rappresentanti e i fedeli musulmani, con il pericolo che questa ostilità si possa concretizzare in atti di violenza.

Anche in questo caso, come in molti altri, il ruolo irresponsabile dei media non viene adeguatamente sottolineato e nessuno viene chiamato a rendere conto delle conseguenze delle proprie scelte edioriali o semplicemente della propria colpevole ignoranza.

Da anni ci chiediamo che cosa ne sia stato dell’etica del giornalismo e dei Principi di Camdem che la descrivono così efficaciemente.