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Libertà di culto, l’esperta Di Marzio: “Bene Meloni, ma in Italia ci sono religioni di serie B”

COMUNICATI

I Comunicati Stampa del Centro Studi LIREC

Libertà di culto, l’esperta Di Marzio: “Bene Meloni, ma in Italia ci sono religioni di serie B”

Raffaella Di Marzio

AGENZIA DIRE

Ci sono alcune religioni in Italia che sembrano considerate di 'serie B', perchè non sono state riconosciute nonostante lo abbiano magari chiesto. E la proposta di Tommaso Foti (Fdi) contro le moschee va nella direzione della discriminazione

Pubblicato:26-06-2023 19:40

Ultimo aggiornamento:26-06-2023 19:45

Canale: Politica

Autore: Silvia Mari


ROMA – “È molto positivo e bellissimo che Giorgia Meloni abbia affermato l’importanza della libertà di religione come diritto inalienabile e che abbia detto che anche tacere sulla negazione di questa libertà equivale a esserne complici, perché bisogna denunciare tutte le violazioni senza timore. Ha affermato inoltre che l’Italia si impegna affinchè questo diventi realtà, ha ricordato che il governo ha stanziato 10 milioni di euro a favore delle minoranze cristiane perseguitate soprattutto in Siria, Nigeria e Pakistan, ma la situazione in Italia è quella di un Paese con una legge datata ai tempi di Mussolini, in cui ci sono religioni di serie A e serie D e questo per un Paese democratico non è accettabile“. Raffaella Di Marzio, esperta di questioni religiose e direttrice del centro studi Lirec commenta alla Dire le frasi che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha dedicato all’importanza del credo religioso in occasione della presentazione della XVI edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo.

La studiosa, psicologa delle religioni, apprezza molto anche le frasi dedicate all’identità della propria fede e cultura che non impedisce di entrare in dialogo con gli altri ma “in Italia non sono i cristiani cattolici che vengono zittiti, ma le minoranze e la presidente del Consiglio è presidente di tutti, siamo in uno Stato laico dove si difendono anche i diritti degli altri culti, nella cornice della Costituzione, anche se non piacciono ai cattolici“.

TESTIMONI DI GEOVA E MUSULMANI DISCRIMINATI

E la recente proposta di legge del collega di partito di Meloni, Tommaso Foti, anche nota come legge ‘anti-moschee’ sembrerebbe, secondo Di Marzio, sconfessare i principi enunciati dalla premier: “Abbiamo ancora religioni di serie A con la Chiesa cattolica che ha il Concordato, poi ci sono quelle di serie B che hanno l’intesa, poi quelle di serie C che non ottengono intesa pur avendola chiesta e infine i gruppi di serie D che non intendono chiedere l’intesa. Sono i gruppi di serie C e D quelli maggiormente discriminati. Questa piramide di importanza e privilegi- sottolinea l’esperta-, di cui non si capisce il perchè, non può esistere. Ci sono tra questi i Testimoni di Geova, peraltro riconosciuti come Enti di culto, che non hanno mai avuto l’intesa pur avendola chiesta decenni fa, e i musulmani”. ll perché, sottolinea Di Marzio, non si capisce. Ricorda che la CEDU, a proposito delle persecuzioni subite dai Testimoni di Geova in particolare in Russia, ha stabilito un risarcimento di 60 milioni di euro e tanti sono gli italiani – 420.000 secondo i dati Cesnur- di questa fede di fatto invisibili. Meloni è anche la loro presidente. E del resto anche per i musulmani, tirati sempre in ballo per la questione della sicurezza e il cattivo sillogismo con il terrorismo, manca una “legge quadro sui luoghi di culto che da sempre chiediamo– invoca la direttrice di Lirec- che possa normare questi posti anche utile per garantire la sicurezza”. Non è l’intesa o un concordato a scongiurare i crimini: basta pensare al dramma della pedofilia negli oratori cattolici.

“I cittadini italiani di religione musulmana sono 528.000 sempre secondo Cesnur e più di un milione se si considerano i musulmani non italiani: dove vanno a pregare? Come ospitarli tutti a Roma nella grande moschea tutti i venerdì?”, chiede con ironia Di Marzio che ricorda la protesta del 2016 quando il Comune di Roma chiuse quelle moschee ‘nate nei locali privati’ e la gente andò in piazza a pregare. Peraltro “il mondo della fede musulmano è variegato, ci sono tante comunità all’interno degli stessi sciiti e sunniti, non è paragonabile a quello cattolico”.

Per tutto questo la proposta di legge del capogruppo di Fdi, Tommaso Foti, che propone la modifica dell’ articolo 71 del codice del terzo settore per sancire l’esclusione di agevolazioni urbanistiche ad associazioni che svolgono nei locali attività di culto senza intesa, va a colpire le minoranze: musulmani, ma anche Geova ad esempio. “Le opposizioni unite, anche con Forza Italia si sono opposte proponendo audizioni alle comunità e ai sindaci- precisa Di Marzio- ma ci hanno riprovato un’altra volta dopo la legge in Lombardia, poi dichiarata incostituzionale”.

“E’ proprio questa situazione che genera avversione in chi non ha avversione alcuna alle Istituzioni e chiede solo il diritto di avere un luogo in cui pregare”, avverte l’esperta, che ricorda l’importanza di avere “una legge nazionale che dia eventualmente uno strumento a un Prefetto sul perchè chiudere un luogo di culto, una moschea, ad oggi non c’è”. Perchè questi luoghi di culto ufficialmente non esistono. Ma la libertà religiosa non è un diritto di serie B, e questa volta lo ha detto un premier.


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