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Gli Stati Uniti aggiungono Cuba e Nicaragua alle nazioni che violano in modo molto grave la libertà di credo

COMUNICATI

I Comunicati Stampa del Centro Studi LIREC

Gli Stati Uniti aggiungono Cuba e Nicaragua alle nazioni che violano in modo molto grave la libertà di credo

Raffaella Di Marzio

E’ uscito il Rapporto Annuale dell’USCIRF sullo stato della libertà religiosa nel mondo.

L’USCIRF è una commissione del governo federale degli Stati Uniti d’America, indipendente e bipartisan, istituita nel 1998 con l’International Religious Freedom Act (IRFA). I suoi membri sono nominati dal presidente e dai leader parlamentari di entrambi i partiti politici.


UNO SGUARDO AL RAPPORTO

La novità più importante del Rapporto USCIRF 2023 è che gli Stati Uniti hanno aggiunto Cuba e Nicaragua alle nazioni che compiono violazioni molto gravi della libertà religiosa.

Ogni anno, purtroppo, una o più nazioni vengono aggiunte alla SWL (Special Watch List), cioè la lista di quelle che compiono o tollerano violazioni gravi della libertà religiosa A queste nazioni per la prima volta si è aggiunta lo Sri Lanka.

Alla Special Watch List si aggiunge la lista che include la nazioni CPCs (Countries of Particular Concern), in cui la libertà religiosa è violata in modo “molto grave” e illegale. Nel 2020 era stata inclusa in questa lista la Russia, nel 2023 Cuba e Nicaragua ottengono lo stesso pessimo risultato.

2023 ANNUAL REPORT OF THE U.S. COMMISSION ON INTERNATIONAL RELIGIOUS FREEDOM p. 11

Secondo gli standard dell’IRFA, le violazioni di queste nazioni sono “sistematiche, continue e gravissime. Tra queste si contano anche la tortura o la crudeltà, i trattamenti e le punizioni disumane e degradanti, la prigionia prolungata senza accuse, il rapimento di persone o la detenzione segreta e altre gravi violazioni del diritto alla vita, alla libertà o alla sicurezza personale” (USCIRF Report p. 1-2).

Un’altra novità di quest’anno si ritrova nella terza lista, quella denominata EPC (Entities of particular concern) che include nove organizzazioni non statali che compiono gravi violazioni della libertà religiosa nelle zone del mondo dove operano. Tra queste ci sono, tra le altre, alcune organizzazioni terroristiche dell’Islamic State, i militari di Boko Haram, i Talebani e, per la prima volta, anche il Gruppo Wagner, un’organizzazione militare privata russa che si è resa protagonista di azioni violente grazie anche all’appoggio del governo della Repubblica Centro africana.

L’ultimo e importante dato che il rapporto USCIRF segnala alle autorità degli Stati Uniti e al mondo è quello del numero delle vittime di violenza motivata religiosamente. Viene indicato il numero di vittime di cui si ha notizia certa, i responsabili della violenza e le motivazioni addotte dalle autorità statali o da singoli perpetratori, per giustificare la violenza. Fino alla fine del 2022, la FoRB Victims List includeva circa 2000 individui vittime di 26 diversi governi o organizzazioni non statali. Più di 1400 vittime rimangono in carcere, mentre è sconosciuta la situazione di più di 300 persone imprigionate e 6 persone sono morte mentre erano in prigione. Con questi numeri si registra un deciso aumento delle vittime registrate rispetto al Rapporto USCIRF del 2022.

I tre governi responsabili del maggior numero di vittime, precisamente del 73%, sono la Cina, la Russia e l’Iran.

Le religioni con il maggior numero di vittime sono i Baha’i, i Buddhisti di varie denominazioni, cristiani di diverse denominazioni (tra i quali emergono le vittime della Chiesa di Dio Onnipotente, perseguitata in Cina, i Testimoni di Geova pereseguitati in Russia ecc.), Falun Gong e musulmani di diverse denominazioni.

Per quanto riguarda le accuse formulate dalle autorità, o le motivazioni della violenza perpetrata da singoli individui, l’USCIRF segnala che la maggior parte delle vittime viene arrestata per difendere la sicurezza nazionale. In questo caso le accuse sono di terrorismo, estremismo, separatismo, sovversione, affiliazione a un gruppo bandito o a una “setta”. Il secondo motivo addotto per la carcerazione e le violenze è l’apostasia, la blasfemia e i discorsi di odio. A queste, che sono le accuse più frequenti, seguono quelle di provocare il disordine pubblico, il rifiuto del servizio militare e altre.

Come si può vedere nel grafico sottostante, L’USCIRF mette al terzo posto l’accusa di essere setta (cult) alla base di un gran numero di vittime (il 16%). Questa accusa viene spesso collegata al bando di determinate organizzazioni religiose, un’altra accusa che, secondo l’USCIRF, provoca il 29% delle vittime.

Il Rapporto USCIRF dedica un paragrafo anche all’intolleranza religiosa in Europa segnalando che musulmani ed ebrei hanno testimoniato livelli crescenti di xenophobia e discriminazione a danno di entrambe le comunità. Nel 2022 diverse comunità religiose hanno segnalato restrizioni decise da alcuni Stati nei loro confronti a proposito di certe pratiche e dottrine. Come negli anni passati musulmani ed ebrei lamentano una situazione di intolleranza che minaccia la loro esistenza tanto che alcuni individui hanno deciso di lasciare il continente. Ciò accade anche per alcune comunità cristiane colpite dal pregiudizio e dall’intolleranza.


RIFLESSIONI SUL RAPPORTO

I dati forniti dall’USCIRF sul numero di vittime, sulle comunità religiose più perseguitate e sui responsabili della persecuzione (governi e organizzazioni non statali) vanno interpretati alla luce della complessità del fenomeno.

Una riflessione più approfondita richiede una disamina più ampia del processo che causa le violazioni e genera migliaia di vittime colpevoli solo di essere credenti. Queste considerazioni sono supportate dalle segnalazioni che LIREC riceve frequentemente dalle comunità con le quali è in contatto e confermate anche da altri rapporti dell’USCIRF, da numerose sentenze della CEDU e da dichiarazioni che ogni anno vengono presentate all’OSCE da ONG e altre istituzioni internazionali.

Le cause di numerose gravi e illegali persecuzioni di minoranze religiose e spirituali risiedono non solo nell’alleanza tra governi e gruppi paramilitari, ma anche nel ruolo che rivestono altri due attori importanti: associazioni e network antisette operanti in tutto il mondo e esponenti di chiese e istituzioni religiose maggioritarie che considerano le minoranze presenti sul loro territorio come una minaccia alla loro supremazia.

In questo contesto si inseriscono associazioni professionali o individui che hanno interesse a esacerbare i conflitti anche intentando cause legali contro gruppi etichettati come “sette” e spingendo i governi a emanare leggi repressive contro le “sette”.

Un caso emblematico è quello della persecuzione dei Testimoni di Geova in Russia, che ha visto in azione le autorità statali, la chiesa ortodossa russa e la Fecris, il network antisette più attivo in Europa (vedi WEBINAR).

Un altro caso è quello della persecuzione contro l’Universal Peace Federation (UPF) in Giappone. In questo paese non c’è una vera e propria religione maggioritaria, ma alcuni valori tradizionali sono profondamente radicati nella cultura dominante. Un network antisette di avvocati, da anni impegnato ad attaccare l’organizzazione, fondata dal Rev. Moon, ha colto l’occasione dell’assassinio dell’ex primo ministro Shinzo Abe, per riprendere le campagne violentemente persecutorie contro l’UPF, riuscendo anche a trovare appoggi consistenti nel governo. L’assassino ha affermato di aver ucciso Shinzo Abe perchè “colpevole” di avere rapporti con l’organizzazione, a cui è affiliata la madre, che egli ritiene responsabile del disastro finanziario della sua famiglia.

In Europa, la Francia, da anni, si serve, nella sua “guerra alle sette”, di un’agenzia governativa anti-sette, la MIVILUDES, nota per l’inattendibilità dei dati che diffonde e trasmette ai media e segnalata regolarmente all’OSCE per le sue attività e le violazioni della libertà di religione e credo delle minoranze in Francia.

Questi esempi mostrano come le radici delle persecuzioni siano diverse perchè diversi sono i contesti e le culture. Per questo motivo il Centro Studi LIREC guarda a queste tipologie persecutorie considerandone le cause complesse e le conseguenze disastrose per individui e comunità.

Siamo convinti che l’unico modo per prevenire e contrastare le persecuzioni è riconoscere e smascherare i responsabili attraverso un’informazione corretta che raggiunga il vasto pubblico e rivesta un ruolo importante anche dentro le istituzioni. Questa è la via che LIREC percorre fin dalla sua fondazione e sulla quale continuerà a muoversi in futuro.